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Santarcangelo per il centenario della Grande Guerra

Sabato 3 novembre al Lavatoio il concerto del Coro Magnificat. Domenica 4 novembre le commemorazioni istituzionali

Le iniziative della rassegna “Santarcangelo per il centenario della Grande Guerra” proseguono la prossima settimana con tre appuntamenti da non perdere.

Lunedì 29 ottobre al Supercinema (sala Wenders, ore 21,15) sarà proiettato il film “Torneranno i prati”, con cui nel 2014 il compianto regista Ermanno Olmi ha raccontato la tragedia della Prima Guerra Mondiale nella ricorrenza dei cento anni dall’inizio delle ostilità. Oltre alla serata pubblica, è in programma anche una proiezione mattutina per gli studenti dell’Itse Molari, che nei giorni successivi incontreranno Maurizio Zaccaro, aiuto regista di Olmi per “Torneranno i prati”. Il film – candidato a otto David di Donatello – narra una storia realmente accaduta sul fronte Nord-Est, una notte in trincea dopo i sanguinosi scontri del 1917 sugli altipiani.

Sabato 3 novembre la scena si sposta al Lavatoio, dove alle ore 21 si svolgerà il concerto “Tapum tapum… canti della Grande Guerra”. Nel corso della serata, ideata appositamente in occasione del centenario, il Coro Magnificat di Santarcangelo e il Coro Malatesta da Verucchio si esibiranno in un repertorio di musica popolare dell’epoca e canti dal fronte della Prima Guerra Mondiale.

Domenica 4 novembre il momento culminante della rassegna: a partire dalle ore 9,30 in centro città si svolgeranno le tradizionali commemorazioni istituzionali per il IV Novembre – Giornata dell’unità nazionale e festa delle forze armate, a cento anni esatti dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale. In apertura la messa per i Caduti di tutte le guerre alla Chiesa del Suffragio, poi il corteo accompagnato dalla banda musicale di Santarcangelo “Serino Giorgetti” e gli interventi istituzionali al Monumento dei Caduti in piazza Ganganelli.

Sempre domenica 4 novembre sarà possibile anche vedere la mostra “Arriverà quel giorno di pace e faremo una gran festa”, allestita dagli istituti culturali nella galleria Baldini con oggetti, documenti, cimeli, foto, lettere e altre testimonianze dell’epoca raccolte attraverso una chiamata pubblica rivolta a tutti i santarcangiolesi. La mostra – visitabile fino a domenica 11 novembre negli orari di apertura della biblioteca – è aperta la domenica in via straordinaria grazie alla collaborazione assicurata dalla Pro Loco, che garantirà con i suoi volontari anche l’apertura di sabato 10 e domenica 11 novembre.

“Santarcangelo per il centenario della Grande Guerra” è un’iniziativa promossa da amministrazione comunale, fondazione Focus (biblioteca “Baldini” e Istituto dei musei comunali), associazioni combattentistiche e Pro Loco in collaborazione con ANPI, Blu Nautilus e Dogville. La rassegna in corso di svolgimento, in particolare, rappresenta la conclusione di un programma di iniziative avviato nel 2015.

torneranno i prati – In un avamposto d'alta quota, verso la fine della Prima Guerra Mondiale, un gruppo di militari combatte a pochi metri di distanza dalla trincea austriaca, “così vicina che pare di udire il loro respiro”. Intorno, solo neve e silenzio. Dentro, il freddo, la paura, la stanchezza, la rassegnazione. E gli ordini insensati che arrivano da qualche scrivania lontana, al caldo. Ordini telefonati che mandano i soldati a farsi impallinare come tordi. “torneranno i prati”, scritto tutto minuscolo come si conviene ad una storia minima e morale, non è un film d'azione e non ha nemmeno una trama nel senso canonico del termine, perché i pochi avvenimenti si consumano come la cera di una candela, dentro una quotidianità sporca e scoraggiata. Il film di Olmi è una ballata malinconica come la melodia alla fisarmonica che apre la narrazione, e triste come il “Silenzio”, le cui note sono incorporate nel tema finale composto e suonato alla tromba da Paolo Fresu. “torneranno i prati” è un film epidermico, che ci fa sentire il ruggito dei mortai in lontananza, il rosicchiare del trapano che scava una galleria nemica sotto la trincea, il gelo e la monotonia delle giornate segnate dal rancio e dalla consegna della posta, unica occasione in cui i nomi dei soldati vengono pronunciati, riconoscendoli come esseri umani invece che come semplici numeri. I militari, dal capitano alla recluta, restano attoniti davanti all'orrore dell'inganno in cui sono caduti per aver creduto nell'amor di patria e nel dovere del cittadino italiano. Alcuni guardano verso di noi e raccontano quell'orrore e quella solitudine, ricordandoci i magistrali sguardi in camera de “Il mestiere delle armi”. Anche questi soldati semplici sono testimoni della storia, una storia che si è consumata sulla loro pelle, e a loro insaputa. La fotografia profondamente evocativa di Fabio Olmi, a suo agio nel gestire tanto le nebbie quanto il profilo nitido delle montagne, allinea quadri grigi in successione atemporale, sottolinea i colori dell'oro e del sangue; le scenografie di Giuseppe Pirrotta ricostruiscono con esattezza storica ed emotiva la miseria della trincea, fatta di pochi pezzi essenziali - la gavetta, la lampada ad olio - e i costumi di Andrea Cavalletto (con l'amichevole supervisione di Maurizio Millenotti) trasformano i soldati in fantasmi, ombre imbacuccate irriconoscibili a se stesse sotto pile di coperte che non bastano a cacciare il freddo dalle ossa. Ci vuole pudore per raccontare una guerra senza senso, come lo sono tutte le guerre. Ci vogliono lunghi silenzi, profondità di sguardo e di coscienza, per intonare un de profundis dedicato alla memoria dei tanti giovani (e meno giovani) morti in luoghi dove poi sarebbero ricresciuti i prati, cancellando la memoria del loro sacrificio. Un sacrificio di cui il regista si fa cantore, ritraendo i suoi soldati nel momento dell'estrema consapevolezza di essere andati a morire invano, in una guerra di posizione che si è rivelata una mera attesa del proprio destino finale. In “torneranno i prati” c'è la lezione di Remarque e Rigoni Stern e Buzzati, nessuno citato perché tutti assorbiti nel sapere di Olmi, che crea un mondo da incubo i cui personaggi si rivolgono a noi dicendo: questo ero io, e lo ricordo proprio a te, sperando che tu sia custode della mia memoria, e che porti con te il mio messaggio. Perché “anche quelli che sono tornati indietro hanno portato dentro la morte che hanno conosciuto”, e se il piccolo Ermanno ricorda i racconti del padre, cui ha dedicato questo film, il regista più che ottantenne teme che, come dice un soldato, “di quel che c'è stato qui non si vedrà più niente, e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero”. “torneranno i prati” è un film perfettamente centrato nel cuore di tenebra di una trincea, e di una guerra, buia e allucinata, il nostro “Apocalypse Now”, cronaca di un conflitto supremamente inutile, e che la Storia vorrebbe dimenticare. (da MyMovies.it)

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pubblicato il 2018/10/27 10:00:00 GMT+1 ultima modifica 2018-11-08T09:16:59+01:00