Per approfondimenti http://sociale.regione.emilia-romagna.it/reddito-di-solidarieta
Il RES è una misura di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito della Regione Emilia-Romagna, finalizzato a superare le condizioni di difficoltà del richiedente e del relativo nucleo familiare, in maniera analoga alla misura nazionale del SIA-Sostegno all'Inclusione Attiva.
Il contributo previsto è di 80 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare fino a un massimo di 400 euro (per famiglie con 5 o più componenti) e verrà erogato ogni bimestre con accredito su apposita Carta acquisiti prepagata fornita dal soggetto gestore.
L'avviso non ha scadenza.
Possono accedere alla misura i nuclei familiari, anche unipersonali, di cui almeno un componente sia residente in Emilia Romagna da almeno 2 anni, con Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) inferiore o uguale a 3.000 euro.
Il richiedente deve essere cittadino italiano, comunitario, oppure cittadino extracomunitario in possesso di permesso di soggiorno in corso di validità.
Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dell’Unione in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità.
Per accedere al RES è inoltre necessario che:
La domanda per ottenere il RES deve essere presentata da uno dei componenti del nucleo familiare tramite apposito modello predisposto dalla Regione Emilia Romagna.
Per richiedere la misura occorre rivolgersi all’ufficio Servizi sociali.
Claudia Corsini - tel. 0541/356.237
Il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) è una misura di contrasto alla povertà che prevede l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie in condizioni economiche disagiate nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata.
Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni (coordinati a livello di Ambiti territoriali), in rete con gli altri servizi del territorio (i centri per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità.
L'avviso non ha scadenza.
I beneficiari sono le famiglie con Isee corrente, in corso di validità, inferiore o uguale a 3.000 euro e con una di queste condizioni:
Rispetto ai nuclei che presentano questi requisiti verrà applicata una scala di valutazione multidimensionale del bisogno che permetterà di raggiungere i più bisognosi.
Il contributo previsto è di 80 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare fino a un massimo di 400 euro (per famiglie con 5 o più componenti) e verrà erogato ogni bimestre.
Oltre al beneficio economico il SIA prevede l'attivazione di un progetto personalizzato, volto al superamento della condizione di povertà, al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale, che è vincolante per accedere al beneficio.
Claudia Corsini - tel. 0541/356.237
Per tutti gli approfondimenti relativi al SIA consultare il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali
Qui sotto trovi un vademecum sintetico.
]]>In relazione a quanto comparso sulla stampa locale e sul web in merito all’iniziativa “Oltre il velo”, organizzata dal 23 al 28 ottobre a Santarcangelo dall’amministrazione comunale, l’assessore alle Politiche per l’inclusione Pamela Fussi dichiara quanto segue.
Le letture nelle scuole organizzate nell’ambito dell’iniziativa ‘Oltre il velo’ rientrano nel progetto nazionale ‘Libriamoci’, nato per promuovere la lettura ad alta voce tra i bambini e alla quale l’amministrazione comunale aderisce ormai da diversi anni. Come ogni anno, quindi, la biblioteca ha proposto a tutte le scuole di Santarcangelo l’iniziativa e ciascuna scuola, anzi singola classe, ha scelto se aderire o meno. Come si può leggere sul sito www.libriamociascuola.it, uno dei temi proposti per quest’anno è ‘Lettura e solidarietà’, che diversi comuni d’Italia hanno declinato come dialogo con una o più comunità presenti sul proprio territorio. Visto che l’obiettivo dell’iniziativa non è ovviamente un qualche tipo di propaganda religiosa ma la promozione della lettura e del dialogo tra culture diverse, ai bambini sono state lette tre tipologie di testi: alcuni brani dal libro ‘Porto il velo, adoro i Queen’, che racconta la storia di Sulinda, trentenne nata a Perugia che vive a Milano con le sue due figlie; alcune favole per bambini tratte dai libri ‘Le storie di Giuhà’ (tradizione araba) e ‘Diversi amici diversi’ (incontro tra differenti culture); altri brani sempre legati al tema dell’integrazione da parte del gruppo di lettori volontari Reciproci racconti. Letture che nulla hanno a che fare con la religione o il velo come simbolo religioso: abbiamo letto storie di integrazione, esempi di quella solidarietà e dialogo interculturale ai quali era dedicata l’iniziativa nazionale ‘Libriamoci’ di quest’anno. Il riscontro da parte delle insegnanti è stato molto positivo: trovandosi nella necessità di gestire quotidianamente la multiculturalità presente nelle loro classi, infatti, in diverse hanno chiesto informazioni e approfondimenti sulle letture proposte. Lo stesso discorso vale per i bambini. Un esempio: le volontarie hanno letto alcune favole prima in lingua araba e poi in italiano, con l’intento di far ascoltare la musicalità di quel linguaggio, non certo di insegnare l’arabo come abbiamo letto in questi giorni sulla stampa e sui social network. La lettura è piaciuta talmente che i bambini hanno chiesto il bis, e quando hanno ascoltato la traduzione in italiano si sono resi conto che conoscevano già quella fiaba. Perché l’avevano letta nel loro libro di italiano, visto che fa parte anche della tradizione dei racconti siciliani. Come si vede, quindi, l’incontro tra culture diverse non l’ha certo inventato il Comune di Santarcangelo.
Per quanto riguarda infine le illazioni sulle autrici del libro ‘Porto il velo, adoro i Queen’ letto a scuola e del fumetto ‘Sotto il velo’ – al centro dell’incontro di questa sera in biblioteca – la miglior risposta all’accusa di affiliazione con la Fratellanza Musulmana sono i loro stessi curricula. Sumaya Abdel Qader è tra i fondatori dell’associazione Giovani Musulmani d’Italia, rinomata per il suo impegno contro la radicalizzazione dei giovani, la promozione di una coscienza civica e il rilancio di un’identità italiana dei suoi associati; in ambito Europeo ha fatto parte inoltre dell’European Forum of Muslim Women (associazione femminile che lotta per rendere autonome le donne contro i retaggi culturali dei paesi d’origine, per un’interpretazione della religione libera da schemi maschilisti e patriarcali), nonché di altre organizzazioni indipendenti finanziate dall’Unione Europea per diversi progetti. Imen Ben Mohamed – sorella di Takoua – è arrivata in Italia a 15 anni insieme al padre, costretto ad abbandonare la Tunisia per aver manifestato contro l'ex presidente Ben Ali. Dopo la rivoluzione dei Gelsomini, Imen è stata eletta nel 2011 all’Assemblea costituente, dove ha contribuito a scrivere la Costituzione democratica della nuova Repubblica e in particolare l’articolo 45, che garantisce la tutela dei diritti delle donne da parte dello Stato e la parità di opportunità tra uomini e donne. È inoltre tra i promotori della legge per l'eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne approvata il 26 luglio 2017.
Dipingere il mondo islamico come un monolito indifferenziato, dove non ci sono voci e opinioni diverse, è esattamente quello che vogliono gli estremisti. Qui invece parliamo di esseri umani, comprese le persone che abitano a Santarcangelo e vivono la nostra stessa quotidianità. Ma la destra xenofoba questo non lo capisce, anzi non lo vuole capire. Invece di approfondire e discutere le questioni nel merito preferisce attaccare frontalmente, costruendo collegamenti ipotetici e fuorvianti tra persone e situazioni in realtà distanti tra loro, basandosi su fonti quanto meno discutibili. Forse il fatto che le persone di cui parliamo si sentono italiane a tal punto da ritenere propri i valori della Costituzione dà fastidio a chi è notoriamente “allergico” alla Resistenza e all’antifascismo dai quali è nata la nostra Carta fondamentale. Cosa ci può aspettare, del resto, da forze politiche che pretendono di dare lezioni all’amministrazione comunale sui diritti delle donne per poi riservarsi, quando fa comodo, di denigrare chi porta avanti oggi la stessa battaglia?