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Biblioteca e musei, tutti gli eventi del fine settimana

Presentazioni di libri e letture animate chiudono il mese di ottobre

Biblioteca Baldini e musei comunali chiudono il mese di ottobre con diversi appuntamenti in programma per il fine settimana. Giovedì 25 ottobre alle 21 Bruno Bartoletti, storico preside dell’ITC Molari, presenta la sua ultima pubblicazione:Ma i veri viaggiatori partono per partire” (Youcanprint, 2018), un’opera di narrativa, o più precisamente, di poesia in prosa. Insieme all’autore interverrà Luciana Raggi, mentre Liana Mussoni leggerà alcuni brani del volume.

Venerdì 26 ottobre al Musas torna invece il Pam Club, che a partire dalle ore 16,30 propone un pomeriggio di letture per bambini da 3 a 10 anni in collaborazione con il gruppo dei lettori volontari Reciproci Racconti (ingresso gratuito, senza obbligo di prenotazione). Sempre venerdì 26 ottobre, in biblioteca è in programma un nuovo appuntamento della rassegna “La voce della parola – Frammenti poetici alla Baldini”: alle 17,30 Dauro Pazzini, in dialogo con Rita Giannini, presenterà il suo libro “Chèrti verti. Aforismi e poesie in dialetto romagnolo” (Pazzini, 2018). L’evento sarà accompagnato dalle letture di Eleonora Oliveti.

Sabato 27 ottobre proseguono invece le iniziative di “Santarcangelo per il centenario della Grande Guerra” con la presentazione del volume di Gioacchino Volpe “Da Caporetto a Vittorio Veneto” (Rubettino, 2018) in programma alle 17 in biblioteca. All’incontro – che si svolge nell’ambito dell’attività di valorizzazione del Fondo Volpe – saranno presenti anche il curatore Andrea Ungari e l’autore del saggio introduttivo Eugenio Di Rienzo.

La biblioteca Baldini chiude infine gli eventi mensili con l’appuntamento di martedì 30 ottobre: alle ore 21 l’attore, poeta e scrittore Roberto Mercadini presenterà il suo libro “Storia perfetta dell'errore” (Rizzoli, 2018), che conclude l’edizione 2018 della rassegna “Suggestioni d’Autore”

Dauro Pazzini è nato a Verucchio (Rimini) 5 giugno del 1953, dal 1960 vive a Santarcangelo di Romagna. È autore di testi per canzoni, poesie (in lingua e in dialetto), racconti e aforismi. Ha collaborato e collabora tuttora ad alcune riviste letterarie fra le quali LA PIÊ e LA LUDLA. Molti suoi aforismi, poesie e racconti sono pubblicati su “Il Sodalizio letterario” e “La Piê” (a quest’ultima collabora anche con aforismi dialettali manoscritti, corredati da sue fotografie) ma anche su “L’Ortica” e “Confini”. È presente in alcune importanti antologie fra cui Santarcangelo dei Poeti, edizione della Banca Popolare Valconca, Rimini 1994 e POETI delle ALTRE LINGUE 1990-2010 di Pietro Civitareale, Edizioni Cofine, Roma 2011. È inoltre presente nei volumi Premio letterario “Sauro Spada” per racconti in lingua romagnola, concorsi 2013, 2014, 2015, 2016, 2017. (Editrice Stilgraf, Cesena ). Ha pubblicato “I coriandoli – Poesie d’amore” (Editrice La Pieve, Villa Verucchio 1987), “Pubblicazioni 1984-1990”, raccolta di tutte le opere pubblicate sparse (Santarcangelo di Romagna 1991), “La canzone – il rapporto amoroso tra parole e musica, Guida per scrivere un testo (Edizioni Bibliograf Amici del Libro, Rimini 1993), “A t stagh parlénd ti ócc – Ti sto parlando negli occhi” con poesie e aforismi in italiano e in dialetto romagnolo (Pazzini Stampatore Editore, Villa Verucchio 2003), “Moby dick raccontato con aforismi” (Santarcangelo di Romagna 2011) e “Chèrti verti – Aforismi e poesie in dialetto romagnolo” (Pazzini Stampatore Editore, Villa Verucchio 2018).

Giacchino Volpe – storico, nato a Paganica (AQ) il 16 febbraio 1876 e morto a Santarcangelo di Romagna (RN) il 2 ottobre 1971, fu, all'avvio della sua attività scientifica e di ricerca, uno dei principali esponenti della cosiddetta scuola economico-giuridica, che introdusse la dimensione economica e sociale nello studio del Medioevo. Professore all'Università di Milano a partire dal 1905, Volpe si convertì al nazionalismo negli anni del primo conflitto mondiale dedicandosi da allora soprattutto allo studio della storia moderna e contemporanea. Intellettuale di punta del regime fascista, fondatore dell'ISPI e dal 1929 Accademico d'Italia, non aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la fede monarchica e sabaudista che lo caratterizzava e che anche dopo la guerra, fu, insieme al nazionalismo, uno dei tratti salienti della sua produzione pubblicistica. L'archivio di Gioacchino Volpe, contenente materiali di studio e di lavoro, la corrispondenza ricevuta oltre che documentazione sullo storico raccolta dopo la sua morte è stato custodito dai figli ed eredi di Volpe, che lo hanno affidato alla Biblioteca comunale di Santarcangelo di Romagna in tre distinte donazioni (1990, 2002 e 2009).

Prefazione di Eugenio Di Rienzo - Ripubblicare oggi il volume di Gioacchino Volpe dedicato alla disfatta di Caporetto e alla ripresa italiana che portò all’affermazione di Vittorio Veneto non vuol dire soltanto riportare all’attenzione dei lettori un classico della storiografia italiana arricchito, in questa edizione, da importanti inediti dell’autore. Il vero e attualissimo interesse di questo volume è nel tentativo di Volpe di analizzare la severa sconfitta dell’ottobre 1917 dalla prospettiva del «fronte interno», per creare un approfondito saggio storico-sociologico dell’Italia in guerra. Da questa visuale Caporetto appare a Volpe come l’effetto del distacco degli Italiani verso «un’ancora mal conosciuta patria» e della fragilità dei vincoli di appartenenza civile che ne derivavano. Era un distacco che non riguardava solo il «popolo delle trincee» ma che albergava anche nelle classi dirigenti del Paese e che portava lo storico a investigare, senza pregiudizi, le agitazioni proletarie, i moti socialisti, la propaganda neutralista e disfattista. Ma anche le condizioni di lavoro della manodopera impegnata nello sforzo bellico, nei cui quadri il «senso dello sfruttamento era acuito dai grandi guadagni padronali, ottenuti durante il conflitto, a scapito dei guadagni operai». Suonata l’ora della riscossa, questi fattori negativi non scomparvero. Volpe fu obbligato ad ammettere, insieme a Croce e a Prezzolini, che i «veleni di Caporetto» non furono debellati neppure dalla vittoria militare. Quelle tossine, a lento rilascio, compromisero, infatti, la posizione internazionale dell’Italia al tavolo della pace e sconvolsero violentemente nel dopoguerra il tessuto sociale e politico della nostra comunità nazionale.

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pubblicato il 2018/10/24 12:05:00 GMT+1 ultima modifica 2018-11-08T09:16:59+01:00