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Il saluto di fine anno del sindaco Alice Parma alla città

Consegnato l’Arcangelo d’Oro all’attore Fabio De Luigi. Le Benemerenze a Gloria Ravegnini, vincitrice del premio L’Oreal-Unesco “Per le donne e la scienza”, e ai locali che hanno aderito all’iniziativa “Slot free E-R”

Questa mattina (sabato 22 dicembre), di fronte a oltre 200 persone, nella sala consiliare “Maria Cristina Garattoni” si è svolto il saluto di fine anno dell’Amministrazione comunale con il discorso del sindaco Alice Parma.

Per il quinto anno ci ritroviamo a scambiarci gli auguri di buone feste, premiare i nostri concittadini meritevoli e condividere alcune considerazioni sulla città. Quest’anno è diverso, perché il mandato amministrativo della Giunta si avvia alla conclusione. Non è quindi mia intenzione dilungarmi a ripercorrere quanto fatto dal 2014 a oggi, perché ci sarà tempo e modo per farlo nei prossimi mesi. E poi perché ogni anno ci siamo sempre tenuti aggiornati, in questa occasione e con un lavoro importante sulla comunicazione e la partecipazione pubblica.

Nemmeno mi sembra interessante elencare il lavoro fatto in quest’ultimo anno, perché quando si arriva alla fine di un percorso è più utile fare un bilancio di carattere generale, invece di riguardare solo l’ultimo tratto di strada. Vorrei quindi limitarmi, in qualche minuto, a condividere con voi uno spunto di riflessione relativo al criterio che ha guidato la nostra azione amministrativa, particolarmente evidente in quest’ultimo anno di mandato.

Si tratta in tre parole dello sguardo al futuro. C’entra forse la nostra giovane età media? Può darsi, ma non è certo l’unico motivo. Il punto è che sono e siamo convinti che questo sia il modo più utile e serio di fare politica, e quindi di amministrare. Non certo andare avanti con la testa girata a guardare il passato, e nemmeno con gli occhi bassi che guardano le punte dei piedi. Dopo tutto, parafrasando l’assessore regionale Mezzetti, “nel Medioevo abbiamo costruito le mura per proteggerci, ma il Campanone per guardare al di fuori”.

È con lo sguardo alto verso il futuro che in questi anni abbiamo cercato di realizzare politiche di ampio respiro. Azioni in grado di produrre risultati non solo nell’oggi, ma anche per gli anni a venire. Cercando di uscire dall’eterno presente, dall’emergenza quotidiana che condiziona le nostre vite.

Questo perché senza qualche certezza sul futuro è difficile fare qualunque cosa: immaginare un percorso di vita, costruire una famiglia, fare impresa. Senza volersi prendere chissà quali meriti, quindi, ci teniamo a sottolineare che il nostro impegno si è sempre orientato a garantire stabilità nel presente e una visione per il domani. Cercando di dare certezze alle famiglie e alle imprese.

E lo abbiamo fatto provando a tracciare una strada diversa rispetto a quella intrapresa a livello nazionale, perché partiamo da visioni diverse. Nei giorni dei tagli all’editoria, ad esempio, ci chiediamo: ma sono questi i problemi del nostro tempo? Gli organi di informazione sono “nemici” a cui guardare con sospetto? Noi pensiamo di no, anzi siamo favorevoli a qualsiasi iniziativa in grado di stimolare la conoscenza e la partecipazione. Come la proposta di legge dell’ANCI per l’educazione alla cittadinanza, che vi invito a firmare. Ci sentiamo distanti da una politica che non mette al primo posto i valori e i diritti delle persone sia nei toni che soprattutto nelle azioni, intraprese oggi ma proiettate verso i prossimi dieci, quindici anni.

L’esempio più facile sarebbero gli strumenti urbanistici, ma si tratta di materia anche molto tecnica su cui non vorrei dilungarmi. Preferisco fare un esempio concreto, come la pista ciclabile di collegamento tra il Capoluogo e Santa Giustina. L’attesa è stata lunga, è vero, ma finalmente ci siamo, e non credo ci sia operazione più rivolta verso il futuro di un’infrastruttura che favorisce la mobilità sostenibile e allo stesso tempo ricuce lo strappo tra il centro e una frazione. Anzi, forse a pensarci meglio qualcosa che guarda ancora più lontano c’è. È la costruzione di una nuova scuola, nel nostro caso la materna a Canonica.

Non c’è nemmeno bisogno di spiegare perché una nuova scuola è sinonimo di futuro, un futuro concreto con tre sezioni e uno spazio civico per la comunità. Dopo due cantieri veri e propri, vorrei citarne un terzo che è simbolico, ma altrettanto importante per Santarcangelo rispetto alla sua storia. È il cantiere permanente della cultura, con il lavoro di questi anni sulla poesia, il percorso che ci porterà al cinquantennale del Festival e le iniziative per rivitalizzare l’interesse per i nostri musei grazie all’arte contemporanea.

Le mostre al Musas – prima Cristallino, poi Eron e Andreco, ora Leo Blanco – sono un esempio perfetto di sguardo al futuro. Perché oltre alla bellezza dell’evento in sé fanno scoprire o riscoprire a tanti visitatori e cittadini di Santarcangelo un patrimonio permanente che forse prima non conoscevano. E che speriamo sapranno diffondere grazie al passaparola.

Saper guardare al futuro, in ogni caso, non è una dote speciale che pensiamo di avere: non siamo “nati imparati” e non pretendiamo di insegnare niente a nessuno. Semplicemente, ci confrontiamo tra noi e con la città, rivolgendoci a esperti riconosciuti che possano aiutarci a costruire la nostra visione, mettendo poi i risultati a disposizione della città.

Lo abbiamo fatto anche di recente con la conferenza sul turismo, che ha coinvolto gli operatori del territorio, i maggiori soggetti istituzionali della regione e l’Università di Rimini. Lo studio che la conferenza ci ha lasciato in eredità, insieme a quello sull’economia di Santarcangelo dello scorso maggio, è un patrimonio di cui chiunque può disporre, e che nei prossimi anni sarà una guida fondamentale.

Guardare al futuro senza dimenticare il presente, dicevamo, perché è a partire dalla stabilità dell’oggi che si può provare a costruire il domani. E stabilità, in un momento in cui le difficoltà della crisi non si possono ancora considerare superate, significa prima di tutto sicurezza economica e sociale.

Per questo, negli anni, abbiamo messo in piedi una serie di misure innovative per contrastare le nuove povertà e l’emergenza abitativa, alle quali si aggiunge il nuovo fondo per gli affitti a canone concordato. Misure alle quali si affianca la scelta recente di dare un taglio deciso alle tasse, azzerando l’addizionale Irpef per metà dei contribuenti santarcangiolesi con il reddito più basso, abbassandola e rimodulandola per tutti gli altri. Un provvedimento che è frutto di un percorso durato tre anni, fatto di confronto con i sindacati e le associazioni di categoria. Dopo tutto, per capire un’azione amministrativa bisogna conoscerne il percorso.

Questo non sempre accade, anche perché il nostro stile amministrativo – se così si può definire – è orientato alla sobrietà… a volte persino troppa. Ma è un profilo basso tipico di Santarcangelo, che non è un luogo di scontro ma un posto dove si pensa prima di tutto al lavoro che c’è da fare. Un approccio che dalla città ereditiamo e alla città restituiamo.

Nel caso del bilancio, ad esempio, la partecipazione e il confronto sono stati allargati a tutti i cittadini grazie al bilancio partecipato. Che è allo stesso tempo un modo per coinvolgere le persone e un esercizio di cittadinanza attiva. Non ci si pensa mai, ma la partecipazione è il miglior investimento verso il domani. Lo dimostra il Consiglio dei ragazzi e delle ragazze, che in questi anni ha saputo stimolarci con richieste alle quali non si può dire di no. Oppure il regolamento per la gestione partecipata del verde: noi abbiamo lanciato l’idea, ma senza le persone che lo facciano vivere è lettera morta.

Questo per noi significa guardare al futuro: impegnarsi per una cittadinanza partecipe e consapevole, creare opportunità e sicurezza sociale nel presente, gettare le basi per il domani con interventi concreti e progetti di prospettiva. Vi ringrazio di nuovo per essere qui e sono felice di cominciare a premiare con le menzioni speciali i santarcangiolesi che si sono distinti nel corso di quest’anno.

Collaboratori in congedo:  Anna Pia Cedrini,  Antonietta Zucchi, Mario Turci, Sergio Buoso.

Menzioni speciali

A Germana Borgini, per il terzo posto al premio letterario nazionale “Salva la tua lingua locale” nella categoria Poesia inedita, dopo la finale dello scorso anno, a conferma di un talento non comune erede di una grande tradizione.

A Giulia Gozzi, per l’affermazione allo Youth America Grand Prix, concorso per giovani danzatori in cui si è classificata prima su seicento partecipanti, qualificandosi per la finale del prossimo anno a New York.

A Stefano Ricci, per l’onestà e la correttezza dimostrate riconsegnando al legittimo proprietario, individuato con l’aiuto dei Carabinieri, il portafogli contenente oltre duemila euro ritrovato presso la propria attività.

A Gaia Bolognesi, per la vittoria del campionato italiano di ciclismo su pista nella categoria Velocità Esordienti, arrivato a coronamento di un’annata d’oro dopo i titoli provinciale e regionale con il Re Artù Factory Team.

A Molly Davey, per gli straordinari risultati conseguiti nella marcia, dai titoli regionali ai campionati nazionali, fino alle competizioni internazionali che la collocano tra le prime 50 donne al mondo nella 50 km della specialità.

Ai campioni regionali di atletica (Anna Busetto, Giulia Montali, Giovanna Teodorani, Juled Hyseni, Cristian Serra, Luca Canarecci, Emma Teodorani, Emanuela Casadei, Enrico Zangari, Nicole Conti e la squadra di Prove Multiple categoria Ragazze: Anna Giubellini, Emma Teodorani, Luisas Fabbri, Viola Dellapasqua e Martina Senno), per aver contributo al successo dell’Atletica Rimini Nord ai campionati regionali di atletica leggera

A “Searching Schawarz”, per il valore storico e didattico di un progetto in grado di ampliare la memoria della Shoah in Valmarecchia, realizzato grazie all’impegno di due classi e cinque insegnanti della scuola media “Teresa Franchini” (2F e 3E a.s. 2017/18; prof. Laura Bracci, Valentina Mase, Sabina Pianese, Maia Baldini e Simona Vagnoni).

Vincitori borse di studio in memoria di Caterina Gambuti

Elisa Antonia Blaj (Liceo linguistico “Ilaria Alpi” di Cesena), Linda Fabbri (Liceo scientifico “Augusto Righi” di Cesena), Matteo Senno (corso per operatore sistemi elettrico-elettronici della fondazione Enaip “Sergio Zavatta” di Rimini) e Sofia Camisa (Liceo scientifico “A. Serpieri” di Rimini).

Benemerenze

A Gloria Ravegnini, ricercatrice specializzata nello studio dei tumori stromali gastrointestinali, per l’attività di ricerca in ambito farmacologico, condotta tra Bologna e Boston, culminata con il premio L’Oreal-Unesco “Per le donne e la scienza”.

Ai locali che hanno aderito all’iniziativa “Slot free E-R”, per la sensibilità dimostrata con l’adesione al progetto, promosso dalla Regione Emilia-Romagna per contrastare la dipendenza da gioco d’azzardo (Caffè Centrale, La Bosca, Monte Giove, Donminzoni 54, Caffè del Portico, Caffè Roma, Iris Caffè, Caffè Commercio e Circlo Acli di San Martino dei Mulini; in collaborazione con Confesercenti e le associazioni Ora d’Aria e Recidivo).

 

Tessera di “socio onorario” Pro Loco 2018

A Giorgio Gallavotti, per la passione e la determinazione con cui ha portato avanti il sogno del Museo del Bottone, diventato in dieci anni di attività un luogo di attrazione turistica, un caso di studio e un punto di riferimento per i piccoli musei di tutta Italia; per lo straordinario patrimonio collezionato e sempre valorizzato; per l’instancabile attività di promotore e cicerone del museo.

Siamo arrivati al momento più importante della mattinata, la consegna dell’Arcangelo d’oro. È un momento culminante, siamo tutti emozionati e contenti di avere con noi Fabio De Luigi, perché come abbiamo detto più volte in questi giorni Fabio è un ambasciatore di Santarcangelo in tutta Italia, ma allo stesso tempo continua a far parte quotidianamente della nostra comunità.

Cosa significa, oggi, vivere a Santarcangelo, o meglio “essere di Santarcangelo”? Significa forse abitare “al di qua” del fiume o della via Emilia? Sapere quante e quali frazioni abbiamo, compresa una che si chiama Sant’Agata ma che tutti chiamiamo in un altro modo?  Scherzi a parte, io non credo che tutto si riduca a questo. Per me vivere a Santarcangelo significa prima di tutto essere parte di una comunità, di un insieme composto da tante parti ciascuna importante e irrinunciabile.

In apertura ho cercato di riassumere quello che fa il Comune per la città. Fa parte del mio ruolo perché sono il sindaco, ma è ovvio, è evidente a tutti che Santarcangelo non è riducibile al Comune. E nemmeno a una tradizione amministrativa che pure in questi decenni ha fatto tanto per la città. Santarcangelo è un tessuto denso fatto di associazioni, imprese, artisti, famiglie, e in ultima analisi di singole persone, accomunate non solo dal fatto di vivere nello stesso paese, ma dal sentirsi parte di un tutto. Santarcangelo è un “noi” che va al di là di ognuno, al di là di ogni singola realtà più o meno organizzata che la anima.

Santarcangelo è anche un “noi” aperto, che include senza assimilare, che coinvolge chi arriva da fuori e lo “contagia” con l’entusiasmo sincero per un paese a cui tutti vogliamo bene. Dico questo, e lo voglio sottolineare con forza, perché a volte noi per primi tendiamo a dare per scontate queste cose. Tendiamo a dare per scontata Santarcangelo e la sua comunità.

E invece non lo sono, specie di questi tempi, in cui le relazioni si sfilacciano, i rapporti umani si allentano, la solidarietà è guardata con sospetto e la paura regna sovrana. Santarcangelo invece è questo, noi siamo questo: una comunità che per aiutare tre paesi del centro Italia colpiti dal terremoto fa una cena e raccoglie 10mila euro. Poi non si ferma, continua per oltre un anno e arriva a più di 34mila euro. E oggi allo stesso modo aiuta il Comune alluvionato di Feltre.

Santarcangelo è quella città che ha raccolto fondi per i terremotati dell’Emilia, che ha messo insieme più di 200mila euro per regalare una tac all’ospedale Franchini, che non si volta dall’altra parte quando qualcuno ha bisogno. Santarcangelo è un posto dove se chiedi una mano per fare un’iniziativa di solidarietà, culturale… quello che volete: gli imprenditori rispondono presente, i commercianti partecipano, gli artigiani creano, i ristoratori e gli albergatori si mettono a disposizione, in altre parole ciascuno fa la sua parte.

E non per una questione di tornaconto o convenienza, ma perché le persone ci tengono. Perché fare la propria parte per il bene di tutti alla fine significa fare del bene a sé stessi. Santarcangelo è una comunità che accoglie, anche se magari non tutti sono d’accordo. Santarcangelo è il luogo dove da qualche giorno è arrivata una famiglia di profughi siriani, grazie all’impegno della comunità parrocchiale di San Michele Arcangelo, compreso un uomo di nome Sheik Abdo, che in questi anni ha lavorato senza sosta per la pace nella martoriata terra siriana.

Dal volontariato non organizzato alle associazioni, fino alle altre istituzioni presenti sul territorio, l’Amministrazione comunale si impegna ad alimentare e sostenere questa rete, facendo la propria parte senza la presunzione di sostituirsi ad essa. E poi Santarcangelo è arte, noi siamo arte, eredi di una tradizione che affonda le radici nei secoli passati con Guido Cagnacci, per arrivare fino a Eron e Pino Boschetti passando da Giulio Turci e Lucio Bernardi.

Noi siamo cultura e teatro, letteratura e poesia, Santarcangelo è il terreno fertile su cui sono sbocciate esperienze straordinarie come il Festival del teatro contemporaneo più longevo d’Italia e il Circolo del Giudizio. Santarcangelo è Tonino Guerra, Lello Baldini, Nino Pedretti, Rina Macrelli, Flavio Nicolini, Federico Moroni, Giuliana Rocchi, Gianni Fucci, e tutti noi siamo parte di quel terreno fertile sui cui sono nate esperienze così incredibili. Basta pronunciare questi nomi, per sorridere ed essere felici di far parte di qualcosa del genere.

Forse “sarà l’aria”, chi lo sa… ma tutti noi siamo portatori di un patrimonio straordinario di cui dobbiamo farci tutori, che va coltivato giorno dopo giorno con l’attenzione per l’altro e lo sguardo aperto al mondo che ci circonda. Imparando prima di tutto a riconoscere le nostre eccellenze, le esperienze e persone che più di altre sono in grado di rappresentare quello che siamo. È per questo, senza nemmeno bisogno di citare nel dettaglio la carriera che tutti conosciamo, che sono felice e orgogliosa di consegnare l’Arcangelo d’oro a Fabio De Luigi.

 

  • per il ruolo di protagonista indiscusso del cinema italiano, grazie a decine di prove ad alto livello risultate in un ampio riconoscimento da parte della critica e in una popolarità sentita e diffusa;
  • per la capacità di evoluzione artistica dimostrata nel corso di una carriera poliedrica, cominciata come comico e proseguita al cinema in veste dapprima di attore, poi di sceneggiatore e regista;
  • per essere diventato ambasciatore in Italia e nel mondo della città di Santarcangelo, vissuta quotidianamente in prima persona e raccontata con autentico affetto e genuino entusiasmo a ogni occasione pubblica.

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pubblicato il 2018/12/22 14:05:00 GMT+1 ultima modifica 2018-12-22T14:04:40+01:00