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Inaugurazione del restauro della Casamatta e di piazza Balacchi, il discorso della sindaca Alice Parma

L'inaugurazione si è tenuta venerdì 9 giugno

Un applauso ad Agnese Contadini, che con la sua musica soave ha dato avvio a questo momento di festa per tutta la città. Siamo davvero grati per la sua partecipazione, così come per quella dello storico Alessandro Giovanardi, che prenderà la parola al termine degli interventi istituzionali. Oggi infatti siamo qui per raccontare la storia di questo luogo, un luogo magico che testimonia una vicenda lunga secoli e che negli ultimi 25 anni non ha mancato di sorprenderci, con continue rivelazioni sulla sua funzione originaria.

La Soprintendenza – nelle persone di Patrizia Toscano e Annalisa Pozzi, che ringrazio insieme a Vincenzo Napoli e Alessandra Del Nista – saprà illustrare in modo più qualificato e completo di me le caratteristiche di questo importante sito archeologico, ma vorrei comunque provare a tratteggiare in modo semplice e sintetico una storia davvero affascinante, con tutti i suoi protagonisti. La nostra storia comincia quasi seicento anni fa, nel XV secolo: precisamente, è il 1447 quanto si completa il progetto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che aveva deciso di ingrandire il borgo e circondarlo di mura.

Mura che ancora oggi possiamo vedere in tutta la loro grandezza, ad esempio, allo Sferisterio, così come alcuni torrioni di forma poligonale che rinforzavano il perimetro murario: pensate a quello delle Prigioni – carcere cittadino durante il XIX secolo – e a quello di Porta Cervese. Ora, facendo uno sforzo d’immaginazione, dobbiamo pensare che dallo Sferisterio le mura proseguivano fino ad arrivare proprio qui dove ci troviamo adesso, dove sorgeva una torre ancora più importante di quelle appena citate.

Ma di questa torre diremo tra poco. Nel frattempo possiamo aggiungere che la parte delle mura che oggi non vediamo più venne abbattuta alla fine del XVIII secolo, probabilmente per far spazio all’ampliamento del borgo sul piano. Adesso facciamo un salto in avanti di qualche secolo e arriviamo al 1998. Nel corso di alcuni lavori di rifacimento dell’impianto fognario sotto via Saffi, viene alla luce una nuova grotta.

Sappiamo che all’interno del colle Giove sono presenti oltre 160 cavità ipogee, quindi questa scoperta non sorprende particolarmente: del resto, tre nuove grotte sono state scoperte anche nel 2019 durante i lavori di ristrutturazione e restauro conservativo di un edificio privato in via della Costa. Inizialmente, la nuova grotta di via Saffi viene considerata una “nevaia”, ovvero una cavità destinata alla conservazione del cibo con metodi naturali, in pratica un frigorifero sotterraneo come ce ne sono tanti – al pari dei “granai” – disseminati nel nostro centro storico.

Tutto rimane fermo a questo livello di conoscenza fino al 2016, quando si avviano i rilievi e le prime indagini propedeutiche allo studio di fattibilità per il restauro e la valorizzazione a fini turistici della grotta, che abbiamo approvato in Giunta nel 2018. Qui incontriamo due persone che hanno dato il loro rilevante contributo per arrivare al punto in cui siamo oggi, e che ci tengo a ringraziare: l’architetto Claudio Lazzarini, autore del primo progetto per il recupero del sito, e Arrigo Ardini, che all’interno del Comune ha seguito i primi passi di questo percorso.

Un percorso che ha preso forza negli anni, nonostante le difficoltà, grazie alla fiducia e al sostegno ottenuti da importanti partner pubblici e privati, che oggi sono qui con noi e che vorrei ringraziare per aver creduto in questo progetto. Prima tra tutti la Regione Emilia-Romagna, che con un contributo di 108mila euro ha dato un aiuto determinante alla valorizzazione del sito. Oggi è qui con noi l’assessore al Turismo, Andrea Corsini, che prenderà parola dopo di me.

Non dimentichiamo poi i nostri sostenitori privati, che hanno finanziato i lavori con un contributo liberale di 70mila euro. A portare il saluto di Crédit Agricole Italia sarà Samuele Mazzocchi, mentre per Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini è con noi il presidente Mauro Ioli, insieme a Fabio Maioli che ringrazio per il suo interessamento all’epoca della donazione. Ai ringraziamenti voglio poi aggiungere quello all’architetto Giovanna Giuccioli, direttrice lavori; a Gilberto Bugli, che ha preso da Arrigo Ardini le redini del cantiere, a Filippo Sacchetti e Pamela Fussi che si sono susseguiti nella delega ai Lavori pubblici tra un mandato e l’altro.

Per il Comune meritano un grazie anche le due dirigenti del Settore Territorio che hanno seguito il progetto, Natascia Casadei e Silvia Battistini, oltre allo staff dei Servizi di Comunicazione – oggi coadiuvato da Giobbe Pellegrino e Stefano Bisulli per foto e video – e lo studio Manzi e Zanotti per la grafica. Mi sono dilungata con i ringraziamenti per far capire quanto un progetto come questo, dal cantiere all’inaugurazione, sia un lavoro al quale hanno contributo davvero tante persone. Quindi grazie anche a Pro Loco per aver organizzato insieme a noi questa serata e alla Sangiovesa per il rinfresco conclusivo.

Nel raccontare la rinascita di questo luogo, non dobbiamo dimenticare che anche piazza Balacchi è stata completamente rinnovata, con il rifacimento di acquedotto, fognature e pavimentazione: un intervento complessivo eseguito dalla ditta Canghiari Costruzioni con grande cura e qualità. Ma torniamo al sito, per raccontare che questo cantiere non è stato uguale agli altri: ha richiesto più tempo del previsto anche perché, trattandosi di un’area di interesse archeologico, è stata indagata con cura dagli esperti di Phoenix Archeologia – un grazie a Matteo e Cristina – in sinergia con la Soprintendenza.

Proprio alle indagini archeologiche dobbiamo le due sorprese che hanno dato ancora maggior valore a questo ritrovamento: la prima, sostanzialmente immediata, è la rivelazione che la cavità ipogea sotto via Saffi non era una nevaia, bensì una casamatta. In pratica, cioè, non siamo di fronte a una grotta, ma al locale sotterraneo di una torre – appartenente a quella cinta muraria di cui dicevamo prima – che conteneva munizioni, armi e quant’altro necessario alla difesa del borgo.

Bene, una torre. Ma quale? Ecco qui la seconda sorpresa, perché il procedere degli accertamenti ha rivelato che la torre in questione ospitava niente di meno che la porta di San Michele, il principale accesso alla Santarcangelo medievale. Riuscite a immaginarlo? Persone a piedi che vanno e vengono, i carri, le guardie che presidiano l’accesso e autorizzano l’entrata, una città già attiva e brulicante di vita nonostante fosse molto, molto più piccola di oggi.

Credo sia meraviglioso riuscire a immaginare tutto questo, che potrete conoscere e osservare da vicino già oggi con le prime visite guidate, oppure domani e domenica se preferite prenotare ed evitare l’attesa. Per farvi capire l’importanza della porta di San Michele, vi basti pensare che quando Lorenzo Ganganelli divenne papa, per rendergli omaggio si era pensato inizialmente a una riqualificazione in grande stile della porta, prima di edificare l’arco in piazza che tutti conosciamo.

Ecco, da oggi questa perla, questa bellezza che potete vedere qui sotto è per tutti noi. Perché certo, contiamo sul fatto che arricchirà e di molto l’offerta turistica della città, ma non è destinata solo ai visitatori. È per tutti noi. Per noi che viviamo le contrade e le conosciamo una per una fino all’ultima pietra. Per noi, che abitiamo nel capoluogo e non ci facciamo mai mancare la passeggiata serale in centro storico, che oltre alle gambe e ai polmoni fa bene anche agli occhi.

Per noi che viviamo nelle frazioni, e veniamo qua per goderci le meraviglie di questo centro storico, magari accompagnando con orgoglio un gruppo di amici arrivati da fuori, improvvisandoci guide turistiche. Da oggi quel “noi” che è la comunità di Santarcangelo, tutta, diventa un po’ più ricco grazie a questa straordinaria scoperta, che aggiunge bellezza ma soprattutto racconta una storia, che credevamo perduta nei secoli.

Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno contribuito ad arrivare dove ci troviamo oggi – sicuramente ho dimenticato qualcuno – oltre naturalmente a tutti voi che siete presenti per condividere questo momento da ricordare. Grazie!

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pubblicato il 2023/06/10 09:05:00 GMT+2 ultima modifica 2023-06-10T13:29:33+02:00