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IV Novembre, il discorso della sindaca Alice Parma

Le parole pronunciate in occasione delle celebrazioni di Santarcangelo per la Giornata dell’unità nazionale e la festa delle forze armate

Nel giorno in cui ricordiamo la fine di una tragedia di enormi proporzioni come la Prima guerra mondiale, non possiamo fare a meno di volgere lo sguardo per vedere cosa succede intorno a noi.

La guerra in Ucraina, i tumulti dell’Iran in rivolta, le tensioni in Corea, la condizione drammatica dell’Afghanistan che in molti hanno già dimenticato, ci fanno capire ancora di più quanto sia fragile e preziosa la pace.

Quella pace che dev’essere perseguita con determinazione, con ogni mezzo di dialogo possibile, attivandosi per far sedere a un tavolo due parti che, come nel caso dell’Ucraina, non ne vogliono sapere.

Anche ieri a Roma migliaia di persone sono scese in piazza, nell’ambito della manifestazione Europe for peace, per chiedere l’immediato cessate il fuoco e l’avvio di una conferenza di pace aperta a tutta la comunità internazionale.

“La minaccia nucleare incombe sul mondo” dice la Rete italiana per la pace e il disarmo, promotrice della manifestazione. “È responsabilità e dovere degli Stati e dei popoli fermare questa follia. L’umanità e il pianeta non possono accettare che le contese si risolvano con i conflitti armati”.

“La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra – concludono – ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future”.

Se vogliamo la pace, aggiungo io, non possiamo aspettare passivamente che arrivi. Dobbiamo darci da fare, con le diplomazie dei nostri governi e quelle internazionali, perché la guerra si fermi.

L’orrore della guerra si può trasformare nella bellezza della pace solo e soltanto se tutti gli attori in campo fanno la loro parte perché questo accada, altrimenti sarà tutto inutile.

È un po’ come per la famosa citazione “la bellezza ci salverà”, coniata da Dostoevskij e resa celebre dalle nostre parti, tra gli altri, da Tonino Guerra.

Molti conoscono questa frase, ma è importante risalire alla sua origine per comprenderne a pieno il significato.

Nel romanzo “L’idiota” di Dostoevskij il protagonista, un sognatore alimentato da un’incrollabile fiducia nell’umanità, durante una discussione viene incalzato da un altro personaggio con queste parole: “È vero, principe, che lei una volta ha detto che la bellezza salverà il mondo?”.

Non si tratta, quindi, di un’affermazione di principio, ma di una frase detta come provocazione, per sottolineare l’ingenuità di chi l’ha pronunciata di fronte a un pubblico cinico e disincantato.

In questi mesi, coloro che hanno pronunciato auspici o parole di pace per l’Ucraina sono stati accusati di ingenuità, o peggio ancora di essere fiancheggiatori dell’invasore russo.

Ma il brano di Dostoevskij ci sprona a non fermarci, perché la bellezza citata non può essere considerata qualcosa di puramente salvifico, che arriva senza nessun impegno o sforzo da parte nostra.

La bellezza va ricercata, alimentata, creata se necessario. E lo stesso vale per la pace. Vedere una possibilità per la pace mentre infuria la guerra richiede la stessa capacità visionaria di chi sa cogliere la bellezza nei piccoli gesti della vita quotidiana.

Non è un caso se spesso è l’arte – veicolo di bellezza per eccellenza – che più di ogni altra cosa riesce a esprimere con efficacia gli orrori della guerra.

Penso a “Guernica” di Picasso, ma gli esempi potrebbero essere infiniti.

Queste considerazioni mi portano a concludere con un pensiero che vuole essere una fiammella di luce, all’interno di un intervento che per forza di cose è funestato dalle tragedie che accadono intorno a noi.

Non più tardi di tre giorni fa abbiamo salutato per l’ultima volta Giuseppe Boschetti, per tutti Pino, un grande pittore naif santarcangiolese di cui sicuramente avrete visto un quadro, almeno una volta.

“Ma questa è un’altra notizia triste”, penserete voi. Ora mi spiego.

Quello che voglio dire è che quando una persona ci lascia, il meglio che possiamo fare è cogliere la sua eredità spirituale, capire quale insegnamento ci ha trasmesso con la sua vita.

E Pino Boschetti ci ha mandato un messaggio ben chiaro, attraverso i suoi dipinti: un invito ad apprezzare la gioia della vita, a osservare le sue infinite sfaccettature, a coglierne ora la profondità, ora l’ironia.

In altre parole, un invito a cercare la bellezza nel mondo che ci sta intorno.

Credo che se tutti fossimo capaci di guardare il mondo con la sensibilità degli artisti, non avremmo più il problema delle guerre.

Quella profonda e naturale tenacia che anima artisti come Boschetti nella ricerca del bello in ogni cosa deve essere la lente attraverso cui guardiamo il mondo, con ostinazione e perseveranza.

Questo ci deve guidare anche nello svolgimento di azioni che non hanno apparentemente nulla a che fare con l’arte e la bellezza, come ad esempio la pretesa di una seria presa di posizione per la pace in Ucraina.

La commozione che proviamo pensando ai caduti in guerra, ai racconti dei nostri nonni e padri tornati dal fronte, deve trasformarsi nella fermezza che serve a ricercare la pace, a evitare che il presente e soprattutto il futuro portino ad altre persone sofferenze come quelle che hanno provato loro.

Noi facciamo nostra l’ingenuità consapevole degli artisti, la forza dei sognatori, la bellezza di chi sa guardare il mondo con occhi diversi. E diciamo no a tutte le guerre, perché la guerra è tra le prime cause di morte della bellezza.

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pubblicato il 2022/11/06 12:57:17 GMT+1 ultima modifica 2022-11-06T12:57:17+01:00